2008-01-17

“Scrivi, o Mia diletta. Sì, scrivi, comincia a scrivere per le Mie consacrate, le Mie spose. Amen.

Desidero dirti quest’oggi qualcosa che può esser loro molto utile per la loro vita interiore di consacrate, e poi parlar loro – come ho già fatto ed ancora farò – come ai Miei unti (nota: cioè a tu per tu), i sacerdoti regolarmente ordinati in seno alla Chiesa Cattolica. Amen.

Mia diletta, dico, a te e a loro: che cosa significa consacrata, persona consacrata a Me? Significa, Mia cara sposa e piccolina, persona vergine, tutta sacra a Me, Mia proprietà esclusiva nell’amore vero. Amen.

Mia diletta, in questo momento significativo del giovedì, giorno eucaristico, le guardo tutte, una ad una, le Mie spose elette; le guardo con Amore inestinguibile e casto; un Fuoco Amoroso, il Mio, che le molte acque del male non possono, non potranno mai estinguere. Amen. Però, Mia diletta e cara sposa, quando ti vedo, sommersa, annegata e morta nell’acqua marcia della colpa, quest’acqua putrida di morte ne richiama un’altra che è di salvezza, amen: l’Acqua Viva del Mio Costato Trafitto, del Mio Cuore Ardente, e l’Acqua, sempre veniente, effusa da Me, Cristo Dio, dagli occhi Miei limpidi e sempre giovani: le Mie Lacrime Divine, santissime, una sola delle quali può lavare e detergere dalle sozzure della colpa non uno, ma mille mondi. Amen.

Ora Mi rivolgo a te, suora professa, Mia sposa per sempre, attraverso la Mia piccola serva Sabrina, e ti dico: Io sono il tuo Cristo, il tuo Sposo vero. Amen. Cosa si promettono gli sposi cristiani al santo Mio altare? Amore fedele e fecondo di nuova vita, sgorgante da Me, Creatore, se lo voglio; se dico: “Voglio”.

Ora, Mia sposa, nel giorno, vicino o lontano nel tempo – ma spero vivamente ti sia sempre vicino e prossimo nel cuore tuo amante di Me – della tua professione perpetua, che cosa è successo fra Me e te, e che cosa Mi hai promesso, cara? Mi hai promesso obbedienza – cardine della vera perfezione cristiana – castità – cuore e corpo puro per essere tutta e solo per Me, tuo Sposo Divino – e povertà – per possedere l’Immenso, il Bene Supremo che Io sono, libera dai tanti impacci mondani di ricchezza fasulla che, molto spesso, inceppano le anime nel mondo per venire a Me.

O Mia diletta, sposa Mia, diletta e tesoro del Mio Cuore Divino, per quanto poi concerne la prima domanda – che cosa è successo di profondo fra Me e te, ti dico: con gran Misericordia, il tuo Creatore, Sommo ed Eterno Sovrano, ha voluto abbassarsi, ancora una volta, per elevare te, creatura, all’altezza sublime e vertiginosa della Vita Mia Divina, conferendoti, proprio in quel giorno santo e benedetto dei tuoi voti perpetui, l’altissima ed incomprensibile dignità di Mia sposa, consorte e regina nei Cieli, se però Mi rimani fedele, Mia diletta sposa. Amen.

Mesi addietro, ho detto a questa Mia serva eletta, che scrive per Me: “Guarda Chi hai sposato!”. Ora dico a te, Mia consacrata eletta nel mondo, che Io ti chiamo realmente ad esserMi consorte nella croce – per amore – qui in terra, per poi regnare per sempre con Me in Cielo – il Mio Regno, lo sai, cara, non è di questo mondo – seduta in trono alla Mia destra, con grande gloria e magnificenza perenne. Amen.

La via stretta per arrivare con tutta sicurezza a questo luogo mistico e sublime, per te che sei religiosa, è non solo l’osservanza precisa dei Miei Dieci Comandamenti e delle Beatitudini, ma altresì i tuoi tre voti, importantissimi dinanzi a Me, al Mio Cospetto Santo, come scala d’oro salendo la quale giungi sicura tra le braccia dell’Amato. Amen.

Mia sposa eletta, ti voglio nella vita celeste. Sii celeste, e cioè tutta slanciata verso il Cielo, come le Sante Martiri, Monache, Vergini che ora costellano il Mio Cielo eterno come fulgidissime stelle incorporee, poiché quaggiù sono state gemme di fedeltà indefettibile ed amorosa a Me, loro Cristo, alcune fino al sangue persino, effuso tutto per Me, sul Mio esempio e Modello di Sposo tutto Passionato. Amen.

Tu, Mia sposa, sei così? Sei ardente, o tiepida, o negligente e misera nel tuo amore sponsale a Me?

Dicono gli sposi, quelli Miei, quelli veri: “… prometto di amarti ed onorarti”, e lo dicono, lo promettono, appunto, ad una creatura. E tu Lo ami, Lo onori ogni giorno il tuo Creatore e Sposo Diletto?

O Mia cara, guardo in questo momento eletto – per questa comunicazione celeste, che apre uno squarcio di Cielo su questo povero mondo – guardo, dicevo, tutto lo stuolo delle anime a Me consacrate presente ora nel mondo, in questo 17 gennaio 2008, anno di grazia grande per voi: vi vedo che Mi adorate, Mie spose, che Mi pregate, che lavorate, che studiate; che mangiate, bevete e dormite – qualunque cosa facciate, fatela, adempitela con amore per la sola Mia gloria -. Vi vedo nel monastero, nel coro a salmodiare per Me, Cristo, con gli Angeli Santi. Ti vedo sola, nel freddo della tua celletta, o Carmelitana fedele. Vi vedo, sì, vi vedo e miro con incommensurabile Amore; in specie, guardo i vostri cuori, se veramente sono aperti e protesi a Me, vostro Cristo e Unto del Padre, vostro Sposo vero. Amen.

Mia diletta, guardo il tuo cuore di vergine consacrata e - com’è per ogni persona umana che ho redento con TUTTO il Sangue Mio Divino - Mi compiaccio del bene, del tesoro di carità in esso deposto, e trafficato nelle opere buone, quelle semplici ed insieme così faticose, delle volte, di ogni giorno.

RICORDATI, cara, Mia cara, del grande valore che le tue preghiere quotidiane – a cui sei tenuta per i voti professati a Me, Cristo Dio – e il profumo verginale della tua offerta viva hanno sempre ai Miei occhi divini fulgidi. Sempre: nella freschezza della tua gioventù, nella maturità dell’età adulta, nella saggezza e fatica del tramonto nella tua vecchiaia.

Però, Mia cara sposa, oggi, come vero Sposo e Consorte tuo – e desidero esserlo per tutta l’eternità – ho anche qualcosa da lamentare: anzitutto, il tuo amore, spesso, è tiepido, non infuocato come il Mio. Non vedo più in te lo slancio fervoroso e caldo di quando ti chiamai, ti scelsi tra mille per essere la Mia diletta, e tu t’innamorasti di Me, tuo dolce Gesù Signore. Non vedo più che ci sia grande amore nell’elevazione della tua mente a Me, cioè nell’orazione. Non vedo e non sento più il tuo cuore di colomba innamorata battere all’unisono col Mio per la salvezza eterna delle anime Mie immortali, acquistate col Sangue.

Se è vero che Mi dai tanta gioia quando preghi COL CUORE, quando sei Mia, quando digiuni e ti mortifichi, quando servi Me nelle Sorelle, nei poveri alla mensa, nei vecchietti – tanto da compassionare e consolare veracemente – nei ricoveri … è pur vero che le ferite che infliggi al Mio Cuore Divino, o sposa eletta, coi tuoi peccati mortali, Mi trapassano il Cuore e l’Anima di vero Uomo da parte a parte, ed Io sanguino abbondantemente a vedere certe cose, certe azioni che fai e che non sono assolutamente degne di un’anima, una persona, una donna tutta consacrata e donata a Me. Amen. Colomba amata, quante ferite e piaghe dolorose Io, Dio, miro anche in te, nella tua povera anima! Chi ti ha ridotta così, colombina Mia cara? Lo so bene: è stato il demonio, satana, il tuo vero nemico – nemico tuo e della tua salvezza – a rovinarti, degradarti e deturparti così. Mia sposa, con l’impurità consentita nel tuo essere, che dovrebbe essere verginale e puro, il maligno spirito ti ha sporcato e distorto il volto interiore dell’anima.

La donna sposata quand’è infedele viene detta adultera. E tu, o vergine, quale sarà il nome che dovrò darti, dopo un tradimento così infame e vergognoso, non di un semplice uomo, una creatura, ma di Me, tuo Dio e Sposo? Sei, ai Miei occhi, la derelitta, la disgraziata, la terra vergine divenuta la desolata.”

(pausa)

“Però, Mia cara, Io ti amo, non posso non amarti, rinnegare il Mio Amore Eterno: ti ho voluta, ti ho creata, ti ho chiamata a Me solo.

Cara sposa, vedi, mentre leggi queste righe benedette, divinamente ispirate, siamo ancora nel tempo della Misericordia: DAMMI la mano, colomba ferita! Io, tuo Dio, ti guarirò e tu potrai tornare a volare nei cieli, dimenticando il fango e fetidume della colpa grave, mirando di nuovo, con gioia rinnovata, Me, Sole Divino senza tramonto, nel tuo cuore, rifatto nuovo dal Mio Sangue.

Oh! Mia diletta, un’ultima cosa desidero dirti per ora, rivolta a te, ma con uno sguardo compassionevole ed amoroso anche sugli unti, i Miei preti: a te e a ciascuno di loro DICO, IO, GESU’: cara anima a Me prediletta, dopo aver preferito il peccato – un misero ed amareggiante, tormentoso piacere – a Me, NON voler commettere un errore ancora più grande. Confessati pentita, anima Mia così cara! Non aggiungere sacrilegio a sacrilegio! Non mangiare il Mio Corpo Divino con l’anima morta alla Grazia, la Mia Vita in te!

Se subito non puoi proprio accedere al Sacramento della Riconciliazione, non appena i fumi mortiferi del tuo vizio consumato si saranno dissolti, buttati in ginocchio ed implora pietà sincera e grande per la tua povera ed indegna vita.

Anima Mia serva, volevo che tu fossi – sempre e per sempre – Mio tempio eletto, giardino per Me soave di arcane delizie … ed, invece, col consenso della tua volontà, hai permesso al principe del male e della notte più cupa e delle tenebre eterne, di soggiogarti e possederti come cosa e proprietà sua. NO! TU SEI MIA, ANIMA SPOSATA A ME COI VINCOLI DIVINI DEL SANGUE. DAMMI LA MANO, ANIMA ELETTA, TI RIPORTERO’ NELLA MIA LUCE. Amen.

Il Cristo”.

Locuzioni interiori ricevute il 17 gennaio 2008, a mezzogiorno, in casa.